
“…beh, mi sembra che hai visto troppo in troppi pochi anni
E sebbene hai tentato non puoi proprio nascondere che i tuoi occhi sono bordati di lacrime
È meglio che ti fermi
Guardati intorno
Eccolo, eccolo, eccolo, eccolo
Ecco il tuo diciannovesimo esaurimento nervoso”
19th Nervous Breakdown – The Rolling Stones
“Buongiorno! Mi permette di mostrarle le incredibili app. del nuovo smartphone Stardust19?”
“No, grazie. Non mi interessa, non ho mai avuto neppure il telefonino.”
“Ma questo non è un telefonino, è uno Smartphone, il migliore smartphone sul mercato, evoluto alla 4° generazione, comprensivo di diciannove viaggi in realtà virtuale
a costo zero, il sogno che diventa realtà.”
“…quando i sogni diventano realtà spesso si trasformano in incubi, incubi veri. Molto meglio che i sogni rimangano tali.
Non mi interessa, grazie.”
Il venditore dentro lo stand si ammutolì ma non si scompose, lo guardò con aria di sufficienza e di leggero compatimento, si lisciò i capelli impomatati e, con un nuovo ammiccante sorriso, si rivolse subito a un altro cliente dell’ipermercato che, con il carrello vuoto, stava attraversando l’enorme sala di ingresso, a quell’ora ancora poco affollata.
Mario si fermò a guardare la scena, non resistendo alla curiosità di vedere quale approcio avrebbe ora utilizzato l’azzimato venditore. Ma un’improvvisa telefonata catturò l’attenzione del nuovo potenziale acquirente che continuò a dirigersi deciso verso l’entrata del reparto alimentare. Il petulante addetto vendite, confinato all’interno del suo stand colorato, rimase senza alcuna possibilità di intervento.
Mario, sorridendo sotto i baffi, spinse il carrello verso l’uscita che portava al gigantesco parcheggio esterno.
Dopo aver caricato la spesa in macchina, salì a bordo, mise in moto e, uscito dal parcheggio, accese la radio proprio in tempo per il notiziario delle 9. Il titolo di apertura del radiogiornale lo lasciò di sasso.
“Forte esplosione a Venasio, stamane alle 8.40 del mattino, all’interno del noto ipermercato del gruppo Jet Market.
Tempestivi i soccorsi di ambulanze e vigili del fuoco. Sul luogo massiccio dispiego di forze dell’ordine, nucleo artificieri e reparti speciali per controllare e bonificare la zona. Ancora ignota la causa dell’esplosione, si tende ad escludere l’atto terroristico dato l’orario di scarsa affluenza. Si temono comunque vittime, in particolare fra il personale interno. A breve, collegamento in diretta con il nostro inviato.”
Mario si fermò immediatamente, accostando l’auto al ciglio stradale. Scese dal veicolo e volse lo sguardo poche centinaia di metri indietro dove l’imponente struttura del centro commerciale si stagliava, completamente intatta, nella luce delicata del mattino. Pensò ad un errore del notiziario, il fatto magari era anche avvenuto a quell’ora e in quella catena di supermercati ma avevano sbagliato sicuramente il nome della località. Risalì in macchina e riaccese la radio.
Dopo circa un paio di minuti l’inviato si collegò con la redazione per raccontare nei particolari l’accaduto.
Mario non credette alle proprie orecchie quando l’inviato ripetè il nome della località, confermando la notizia sintetizzata precedentemente nei titoli.
Doveva chiamare subito sua moglie, rassicurarla e allo stesso tempo avere da lei informazioni più chiare su quell’incompresibile situazione. Ma non aveva alcun cellulare, non lo aveva mai avuto ne’ voluto e le cabine telefoniche pubbliche, ormai reperti di archelogia tecnologica, erano diventate rarissime.
Decise quindi di rientrare il più rapidamente possibile a casa.
Giunto in via Tito Livio 38, con suo drammatico stupore, non trovò il condominio residenziale dove da anni abitava con la moglie ma un centro sportivo con campo di calcio, pista di atletica e palestra.
Mario ne rimase sconvolto. Scese dall’auto e andò a leggere e rileggere la targa con il nome della via. Non era possibile. Dov’era la sua casa? E sua moglie? E gli altri condomini? Come dissolti o mai esistiti. Nonostante l’angoscia crescente e il profondo senso di smarrimento in cui versava si rimise in macchina, dirigendosi verso il palazzo del municipio. Giunto nella piazza principale del paese, si trovò davanti al palazzo comunale.L’edificio, risalente ai primi del novecento, era molto simile a quello che ricordava, tranne che per il colore e qualche dettaglio strutturale. Vi entrò velocemente e si mise in coda allo sportello accoglienza. Gli interni, al contrario degli esterni, erano molto differenti, nuovi, fuzionali e di gusto minimalista. Tutto sembrava regolare ma diverso. L’unico elemento sopra le righe si trovava dietro la parete retrostante agli sportelli. Qui campeggiava un grande e bizzarro murales in stile sovietico raffigurante l’Ultima Cena. Al posto di Cristo e degli apostoli erano ritratti il sindaco e i suoi assessori. Giuda Iscariota era stato sostituito da Paolini, l’assessore al bilancio che aveva tentato di rovesciare la giunta.
Nell’attesa Mario si sforzò di pensare a cosa chiedere per avere informazioni che potessero spiegare l’inspiegabile. Passare per matto o in preda a qualche strana sostanza psicotropa sarebbe stato facilissimo. Il punto di svolta sarebbe potuto essere quello di entrare in contatto con qualcuno di conosciuto, conosciuto nell’altro mondo, il mondo vero, quello precedente.
Ma la parola “mondo vero” bloccò ogni sua ulteriore riflessione e lo fece quasi rabbrividire.
Erano arrivati al numero 68, era quasi il suo turno e non sapeva ancora bene cosa domandare, quando, dallo zaino che aveva sulle spalle partì una vibrazione e “19th Nervous Breakdown“, vecchio pezzo dei Rolling Stones, coprì il moderato brusio degli educati cittadini in coda.
Mario, incredulo, si tolse lo zaino, lo aprì e vi trovò dentro un sottilissimo Smartphone illuminato di viola. Sullo schermo lampeggiava la scritta: “Realtà Alternativa n° 19”.